Charlotte RANIERO, Azzurra Magazine* (Marsiglia)
- Innanzitutto, Le vorrei chiedere in quale lingua preferisce essere intervistata (e perché)?
Anche se rispondo spesso e volentieri in francese, preferisco in italiano perché mi viene più facilmente pure se sono di madrelingua francese. Credo che sia una questione di sensibilità. L'italiano per me, ha questo potere di tradurre le emozioni, le idee... con esattezza e con poche parole.
- Ci puo' dire due parole su "Azzurra magazine"? Come, quando e per chi nasce?
“Azzurra Magazine” è un progetto editoriale bilingue nato durante l'estate 2013 a Torino. Dopo aver scritto per vari e diversi giornali volevo provare nuove forme, usare di più le nuove tecnologie, anche per ragioni economiche. Ed è cosi che è nato il magazine-web che ha le stesse caratteristiche editoriali del magazine cartaceo, solo che si legge sullo schermo. Poi per quanto riguarda il contenuto, ho cercato di mescolare la mia cultura provenzale e le mie radici italiane. A rendere il tutto coerente è stata la lingua, anzi il bilinguismo, perché non c'è più il confine tra il Sud Est della Francia e l'Italia. Si parla della regione PACA in italiano e della società italiana in francese quindi il lettorato è abbastanza aperto, dai curiosi agli esperti dei due paesi.
- La scelta di redigere la Sua rivista, e il Suo blog, in francese e in italiano è stata una scommessa o risponde a una richiesta specifica di un pubblico in particolare (oriundi italiani, persone desiderose di conoscere la società italiana, ...)?
Il bilinguismo era logico e quasi naturale. Ovviamente allarga il lettorato ma il primo scopo era di far conoscere la cultura urbana della regione Paca in Italia e di informare i francesi sulle realtà sociali italiane. Cosi è un modo di rinforzare i legami turistici/economici/culturali tra le nostre due zone. La comunità italiana in PACA è fra le 3 prime di Francia! Ma non è tanto un magazine per i nostalgici del Bel Paese, cerchiamo semplicemente di informare e di incuriosire la gente su temi precisi.
- Che cosa l'ha spinta ad attuare questo progetto bilingue a Marsiglia, che non è distante dall'Italia ma nemmeno frontaliera?
Semplicemente perché sono nata e cresciuta non lontano da Marsiglia che è la mia città di cuore. Il progetto è nato a Torino ma sono tornata in Francia per concretizzarlo. La “falsa” vicinanza con l'Italia non è stata una ragione in particolare anche perché i flussi migratori hanno portato un po' d'italianità dappertutto sulla Costa Azzurra! Ma Marsiglia ha un forte potenziale creativo e offre molte opportunità di realizzazione professionale. È una città paradossale, informale, che trabocca di civiltà mediterranee. Ed infatti, il Mediterraneo, come il bilinguismo è stato un filo conduttore nell'elaborazione del progetto.
- Rispetto alla tutela delle lingue e dei dialetti, la situazione è paragonabile in Francia e in Italia o rileva notevoli differenze di trattamento?
Nonostante la volontà (magari forzata) di nazionalizzazione, il dialetto è molto più usato in Italia. La ragione è storica: l'Italia è stata unificata poco tempo fa. Rispetto alla Francia è un paese giovane. Ma nel linguaggio quotidiano credo che i due paesi siano pari: abbiamo tutti parole specifiche a seconda della situazione geografica. Una cosa che noto però, è che spesso in Francia a scuola si può imparare in terza lingua o in opzione la propria lingua regionale. Favorisce il patrimonio culturale locale e fa rivivere i dialetti. Un altro esempio: la trasmissione “Vaqui” di France3 che (in)forma in Provenzale. Però, se “tutela” vuol dire “azioni del Governo” credo che i tagli alla Cultura sia in Italia che in Francia sfavoriscano la valorizzazione delle lingue e dei dialetti
- Al di là delle due sode lingue nazionali che sono il francese e l'italiano, considera i dialetti e le parlate locali come un pericolo all'unità territoriale di un paese o come un arricchimento linguistico alla lingua madre?
Come accennato nella precedente domanda, non credo che il dialetto metta a rischio l'unità territoriale anzi arricchisce, non solo linguisticamente, il territorio nazionale. Ci sono particolarità dovute a fatti storici, geografici, a migrazioni... che hanno generato la lingua madre. Senza i dialetti la lingua nazionale sarebbe scevra di cultura anzi di passato storico. Esistono zone che vorrebbero o cercano un'indipendenza linguistica diversa da quella nazionale ma le ragioni sono spesso politiche e comunque pure questa forma di rivendicazione non è proprio un pericolo per l'unità di un paese, basta che il paese reagisca.
- Secondo Lei, c'è un avvenire duraturo per le lingue dette regionali e i dialetti nel contesto europeo o sono condannati a sparire?
L'uso o l'apprendimento dei dialetti (comprese lingue regionali) tende ad appartenere al patrimonio orale e quindi alla tradizione orale. Ancora una volta tra Francia e Italia ci sono diverse realtà ma a salvare questo patrimonio linguistico sarà appunto la valorizzazione e l'investimento nella Cultura di cui parlavano prima. Dobbiamo creare spazi d'incontro, di scambio, di formazione... presso la Gioventù specialmente. Parliamoci chiaro, se le giovani generazioni verranno disinteressate dalla storia della propria lingua (e terra), questo patrimonio verrà cancellato e dimenticato. Viviamo in un'epoca di occidentalizzazione massiva, su un continente che fatica a creare un quadro europeo omogeneo e che quindi forza l'europeizzazione di vari ambiti (come quello economico, legislativo) dunque a lungo termine c'è il rischio della dimenticanza delle realtà linguistiche locali. Voglio comunque credere nella volontà, anzi nella bontà, dell'individuo a proteggere il proprio patrimonio anche se la situazione è preoccupante.
*Rivista web e cartacea bilingue sulla promozione della regione PACA e sulla promozione della società italiana nel Sud Est della Francia
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